di Gianni Tirelli
1° atto
Il tempo esiste ed ha una sua funzione: la catarsi dall’umiliazione. E’ inutile girarci intorno quando ogni attimo della nostra vita é la conferma lapalissiana, banale e retorica della sua onnipresenza. Il tempo é la vita che nasce e che tramonta. Sono l’audacia e il pensiero, le emozioni e i desideri, le labbra e le paure che esprimono il loro tempo.
Il sogno é il tempo, e il fuoco e l’acqua che, dalla sorgente raggiunge il mare, metafora del suo scorrere. E lungo é il tempo del dolore e breve dell’amore. La noia é il tempo, e la fuga e la virtù.
Il concetto di infinito presente non annulla il tempo, ne lo comprime ma miracolosamente lo allarga, lo espande e ne fa eternità.
E la parola é il tempo, e ogni arte e religione, credo e convinzione che dal cuore e dall’anima traghettano alla mente per dare spazio a un tempo che non vorremmo mai finisse.
Solo nel buio del silenzio il tempo soccombe per spegnere ogni preghiera e ragione. Ma poi basta un respiro, uno soltanto in tutto l’universo, perché ritorni a illuminare l’infinito, a dare spazio alla coscienza, e misure alla ragione.
E questo tempo è sacro e sacro è il nostro tempo! Il tempo che dissolve il superfluo e conserva l’essenziale.
2° atto
Il fatto di avere accorciato fino all’inverosimile i tempi di produzione di un qualsiasi bene di consumo e accelerato chimicamente e meccanicamente la maturazione dei prodotti della terra, non ha restituito all’individuo “moderno” quel tempo libero necessario e vitale che il Sistema impostore e cialtrone prometteva come baluardo di progresso e libertà, ma lo ha sovraccaricato e oberato di ulteriore lavoro, per relegarlo dentro una schiavitù senza catene.
Questa accelerazione sistematica di tutto ciò che concerne il lavoro e la comunicazione, ha reso la nostra vita un inferno quotidiano sottraendo all’individuo quel tempo libero e sacrosanto destinato alla contemplazione, alla meditazione, alla preghiera, e all’osservazione del mondo esterno e dentro di se. Senza questo Tempo Vitale, non siamo che numeri; meccanismi arrugginiti e consunti
Come possiamo bruciare otto ore del nostro sacro tempo, fra miasmi velenosi di fabbriche assordanti, nell’occupazione di un lavoro senza sbocchi, privato di ogni passione e di crescita umana? Sarebbe meglio farla finita per sempre! Un uomo, costretto a lavorare otto ore ogni santo giorno (che piova o tiri vento), per quarant’anni della sua vita dentro una fabbrica malsana e caotica, per miserabili 1000 euro al mese, non solo è un irresponsabile ma (senza il dubbio di essere smentito), uno psicopatico. Questo, vale anche per le otto ore svendute di fronte ad un computer, o alla guida di un Tir, o alla cassa di un supermercato. Questa non è la vita o estrema condizione di sopravvivenza, ma stato vegetativo.
Il tempo e la qualità della vita, sono i beni più preziosi che abbiamo avuto in dote dalla bontà infinita del Mistero, e li dobbiamo custodire gelosamente – nessuno ce li può sottrarre, tanto meno ad un prezzo così alto.
3° atto
Era solo lunedì e oggi è già sabato! L’estate è volata e presto ci troveremo in pieno inverno senza accorgercene. Un altro anno se ne andato come niente fosse.
Stamattina mi sono svegliato e avevo ottant’anni. Incredibile di come passa il tempo! Solo ieri avevo trent’anni. Questa notte resterò sveglio- non voglio perdermi la fine.
Questo tempo è una vera furia!! Schiaccia ogni cosa che trova davanti a se lasciandosi dietro il suo bel mucchio di infiniti cadaveri! Solo la morte può fermare il tempo
Il tempo stringe, il tempo vola, il tempo è all’acqua, il tempo è denaro ! E chi ha tempo non aspetti tempo – tempo al tempo! Il tempo è galantuomo, ma spesso se la prende comoda. Così noi, nel frattempo, siamo passati a miglior vita, senza neppure sapere com’é finita. Io sono il tempo e dicono di me che sono relativo. Miserabili quegli uomini che non cercano l’assoluto.
“Del tempo vorreste farne una corrente per vigilarne lo scorrere seduti sulla riva. Ma ciò che é eterno in voi, sa che la vita é eterna.” Gibran
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