domenica 1 aprile 2012

Star sui coglioni a tutti

Star sui coglioni a tutti:

... E del resto, se lo chiamano gregge un motivo ci sarà.
di Girolamo De Michele

1. Nel maggio1967, quando viene pubblicata la Lettera a una professoressa, quasi dueterzi degli italiani – il 63%, per l'esattezza – non sono in grado diriassumere un articolo di giornale dopo averlo letto, e più della metà – il 52%– è incapace di applicare nella realtà quotidiana le nozioni di base dellamatematica. La capacità di comprendere un testo complesso – un romanzo, unarticolo di approfondimento corredato da tabelle e cifre – era limitataall'1.9% della popolazione, compresa quella scolarizzata. Mi sembra unquadro eloquente di cos'era l'analfabetismo ai tempi di quella scuolapre-sessantottarda tanto citata, come esempio positivo, da chi si riempie labocca di stronzate.
Nei30 anni che sono seguiti al fatale 1968, la percentuale di analfabeti diritorno è scesa a poco più del 20% degli scolarizzati, e quella di cittadiniattivi, dotati degli indispensabili strumenti per comprendere il mondo edessere attivi nell'esercizio dei diritti, è salita al di sopra del 10%. Loricordo a chi si riempie la bocca con il mantra degli insegnanti che nonvogliono farsi valutare: sono questi dati il vero test di valutazione della scuola.E ricordo che stiamo parlando non di risultati rilevati all'uscita dallascuola, ma di competenze e capacità che si sedimentano nella società attraversogli anni. Questa è la colpa della scuolaitaliana: aver combattuto la battaglia di don Milani contro una scuola diclasse, cinghia di trasmissione e di assoggettamento del potere e del saperedominanti. Quando la scuola italiana ha cominciato a scalfire questodispositivo, sono iniziati gli attacchi alla scuola pubblica.
2. Il neo-sottosegretario all'Istruzione Rossi Doriaha rilasciato inequivoche dichiarazioni sui test INVALSI. La più sconcertante èquella del consenso: appena il 5% dellescuola si sono dichiarate contrarie ai test di valutazione. Forse ilsottosegretario Rossi Doria ignora che quel 5% è la percentuale delle scuoleche sono riuscite, nonostante tutto, a esprimersi sui test di valutazione:perché alla quasi totalità degli insegnanti è stata impedita la liberaespressione sul proprio luogo di lavoro, sancita dall'articolo 1 dello Statutodei Lavoratori. Attraverso le circolari-bavaglio,cioè con un mero atto amministrativo, si è impedito l'esercizio di un dirittocostituzionale regolamentato da una legge dello Stato: e quando lecircolari-bavaglio non bastavano, si è ricorso a ben altri strumenti. Adesempio, un'altra circolare riservata del dottor Limina, dirigente scolasticoregionale dell'Emilia-Romagna, con cui si sollecitava il monitoraggio dei sitie dei blog che si occupano di scuola. Ad esempio, il decreto-Brunetta che hariformato in senso autoritario il ruolo dei dirigenti. In questo modo, la scuola pubblica è stata usata come laboratorio, nona caso assieme alla FIAT, per sperimentare quel processo di decostituzionalizzazione –di sostituzione dei diritti sanciti dalle costituzioni formali con attiamministrativi fondati su una logica sedicente efficentista e funzionale – chetrova in Italia, così come in Grecia e in Spagna, la sua logica evoluzionenel commissariamento della volontà popolare e nella rivoluzione dall'alto, ovvero nelladittatura commissaria esercitata dalla BCE sui paesi travolti dalla crisi delcapitale finanziario. La priorità del sottosegretario Rossi Doriasembra essere quella di dimostrare che il suo ruolo non è quello della fogliadi fico che nasconde le vergogne dell'ascesa di Elena Ugolini, quinta colonnadi Comunione e Liberazione all'interno del sistema di istruzione, alsottosegretariato: Rossi Doria tiene adimostrare di essere organicamente inserito all'interno dei governo deicosiddetti tecnici incaricato di portare a compimento quel disegno didevastazione e svendita dell'istruzione pubblica che la precedente maggioranzanon era in grado di garantire.
3. I test divalutazione, dunque. Attraverso i quali la complessità delladidattica e dei processi di apprendimento viene ridotta a una sequenza dicrocette, al ritmo di una al minuto. La didattica e l'apprendimento hanno il loro fondamento nello spiritocritico; nella capacità di riflessione; nel saper riconoscere i propri errori enel maturare un'adeguata capacità di autocritica; nella cooperazione attiva trastudenti, docenti, e tra questi e quelli; nell'approccio pluridisciplinare;nella pari dignità di tutte le materie e di tutti gli ambiti disciplinari. Nulla di tuttoquesto è passibile di misurazione con i test a crocette. Come scriveChris Hedges [qui],«il superamento di test a scelta multiplacelebra e premia una forma peculiare di intelligenza analitica, apprezzato daigestori e dalle imprese del settore finanziario che non vogliono che dipendentipongano domande scomode o verifichino le strutture e gli assiomi esistenti:vogliono che essi servano il sistema. Questi testcreano uomini e donne che sanno leggere e far di conto quanto basta peroccupare posti di lavoro relativi a funzioni e servizi elementari. I test esaltano quelli che hanno i mezzifinanziari per prepararsi ad essi, premiano quelli che rispettano le regole,memorizzano le formule e mostrano deferenza all’autorità. I ribelli, gli artisti, i pensatori indipendenti, glieccentrici e gli iconoclasti – quelli che pensano con la propria testa – sonoestirpati».
4. A chigiova questo stato di cose? Scrive ancora Chris Hedges: «Unanazione che distrugge il proprio sistema educativo, degrada la sua informazionepubblica, smantella le proprie librerie pubbliche e destina le proprie onderadio a un intrattenimento stupido e dozzinale, diventa [come il Tommy delmusical degli Who] cieca, sorda e muta. Stima ipunteggi nei test più del pensiero critico e dell’istruzione, celebral’addestramento meccanico al lavoro e la singola, amorale abilità nel farsoldi. Sforna prodotti umani rachitici, privi dellacapacità e del vocabolario per contrastare gli assiomi e le strutture dellostato-azienda, e li incanala in una casta di gestori di droni e di sistemi.Trasforma uno Stato democratico in un sistema feudale di padroni e servi delleimprese».
La scuola che viene è una scuola classista, nella quale solo una piccola partedi studenti, provenienti dall'attuale classe dirigente e destinati ad essere laclasse dirigente del futuro, potrà permettersi l'acquisizione di queglistrumenti critici che la scuola non riuscirà più a fornire. I dati delleiscrizioni scolastiche sono un primo campanello di allarme: aumentano leiscrizioni agli Istituti tecnici, che pure sono progressivamente declassati adIstituti professionali di fatto, da parte di studenti che non hanno nel proprioorizzonte la prosecuzione degli studi. Chetipo di lavoro aspetta – posto che ce ne sia all'orizzonte – questi studenti? Senzale competenze per leggere, comprendere e interpretare i contratti di lavoro,ben più complessi e tortuosi di quel contratto nazionale dei metalmeccanici lacui comprensione don Milani intendeva come imprescindibile competenza dilettura, parte di loro sarà soggetto docilee disciplinato, flessibile e flexicurizzabile, comeMarchionne, Marcegallia & gli Inchino Brothers desiderano. Il resto – e con loro i figli dei migrantiscivolati rapidamente dalla formazione professionale al mondo del lavoro – avràcome orizzonte il lavoro in nero nei cantieri edili controllati dai consorzicamorristici e ndranghetini: se non sei in grado di comprendere un contratto dilavoro, perché fare la fatica di firmarlo? Lavoreranno al traino dellaproduzione di valore finanziario attraverso opere il cui solo utile èl'accumulazione e la circolazione di capitale, nelle cui maglie si risciacquail nero dell'usura, dello spaccio e dell'estorsione; senza alcunaconsapevolezza del danno sociale che cementificazioni e traforazioni selvaggeprima ancora che inutili andranno a provocare.
5. Quanto alle macerie del sistema-istruzione, essesaranno just in time raccolte e riutilizzate dalla lobby della Compagniadelle Opere alias Comunione e Liberazione, che procede spedita nella suacampagna di infiltrazione dei gangli vitali della società. Non tarderà molto unconvegno sull'emergenza educativa promosso, ipotizziamo, dall'ex Miglio-boy Ornaghi,con le autorevoli presenze di Elena Ugolini e del neo presidente diConfindustria Giorgio Squinzi, tutti firmatari dell'appello ciellino del 2005 "Se ci fosse una educazione del popolotutti starebbero meglio". Nessun linguaggio è innocente, scriveil mio amico Gianni Biondillo: dietro questa frase banale come un "amico di Maria"c'è un preciso messaggio, c'è un'intera visione del mondo. Un mondonel quale non la plurale e moltitudinaria autonomia critica, ma l'uniformitàall'interno della norma e della legge dominante di un popolo è soggetta, cioèassoggettata, a un'educazione calata dall'alto e presentata come impermeabilealla critica e alla messa in discussione in quanto pretesa testimone di verità:è la scuola-parrocchia, degnocomplemento della scuola-azienda, nella quale il buon pastore conduce legreggi. E del resto, se lo chiamano gregge un motivo cisarà.
6. Si vuole quindi completare, col silenzio-assensodi una sinistra parlamentare che quando non è complice connivente èsilenziosamente assente, un disegno iniziato quarant'anni fa. Quarant’anni nelcorso dei quali – mi prendo la libertà di citarmi – «ci è stato insegnato che le parole servono perlitigare, non per intendersi. In questi quarant’anni è stata messaall’opera ogni sorta di strategia retorica, comunicativa, discorsiva peravvelenare la capacità di giudizio, la stessa facoltà di ragionare di unanazione. Basta pensare alla televisione:alla sostituzione dell’informazione e dell’inchiesta con la telerissa, deiprogrammi educativi con programmi soft-porno; i cosiddetti reality educano a «nominare», cioè a discriminare edescludere, e insegnano che l’unico modo per stare insieme è in una classificanella quale uno vince, e gli altri perdono; i quiz educano a considerare lacultura come una domanda elementare la cui risposta è solo Sì/No; il culto disanti miracolosi, la moltiplicazione delle madonne piangenti, l’orgia dimisteri ed eventi inspiegabili si abbatte come l’onda di un maremoto sullospettatore, persuaso a una fede nell’irrazionale che contrasta con l’idea checultura e intelligenza rendano l’uomo libero perché autonomo.
Questa proliferazione di discorsi, dicomportamenti, di strategie persuasive ha minato alla base la capacità diautonomia, di ragione, di coesione della società italiana. Ha favorito lanascita di una generazione di individui passivi, pavidi e paurosi; uomini edonne che si percepiscono impotenti e affidano le proprie sorti ai miracoli,poco importa se politici o religiosi. Ha sostituito l’etica con igratta-e-vinci, la verifica dei fatti con la cieca fiducia.
È persino ammirevole il modo in cui le parole si siano poco a poco trasformatein pratiche, come abbiano dapprima insensibilmente, poi con sempre maggioreevidenza modificato l’ordine delle cose. L’ordine di questi discorsi è coerentecon l’ordine delle cose che si è imposto dagli anni Ottanta: cinismo,arrivismo, individualismo, ignoranza.
Siamo arrivati alla glorificazione di un manigoldo che, prima ancora diincassare tangenti, ha rubato gli ideali e i valori di un secolo: che hatradito milioni di uomini e donne – a partire dai miei genitori – che credevanonell’uguaglianza, nella giustizia, nella libertà. Un manigoldo che aveva unaparte del muscolo cardiaco necrotizzata: probabilmente la sede della coscienzamorale e dei valori etici. Oggi gli sidedicano strade, forse domani qualche scuola: un Liceo Bettino Craxi prenderàil posto delle scuole intitolate a Sandro Pertini».
7. Questa è la posta in gioco, e contro tutto questoè necessario, urgente, indispensabile alzare la voce, e non solo quella. Viviamo in uno strano paese, dove se capitache un ragazzo con una felpa nera rompa per rabbia la vetrina di una banca siscatena il finimondo, con condanne unanimi e bypartisan: ma nessuno, aquanto pare, s'indigna se non contro una lastra di vetro, ma contro lacoscienza morale e civile della nazione, contro il diritto all'istruzione, allibero pensiero, al futuro vengono lanciate quelle autentiche bottiglie molotovche sono le politiche scolastiche degli ultimi anni.
Alla scuola si vuol fare ciò che si vuol fare alla Val di Susa: e in difesadella scuola dobbiamo utilizzare ogni mezzo necessario, prendendo esempio dallaresistenza dei valsusini, dalla loro capacità di contagio, dalla lorodeterminazione. Forse dovremo imparare anche noi a scalare i tralicci. Percitare ancora don Milani: «Ecco dunque l'unica cosa decente che ci resta dafare: stare in alto (cioè in grazia di Dio), mirare in alto (per noi e per glialtri) e sfottere crudelmente non chi è in basso, ma chi mira basso. Rinceffargli ogni giorno la sua vuotezza;la sua miseria, la sua inutilità, la sua incoerenza. Star sui coglioni a tutticome sono stati i profeti innanzi e dopo Cristo. Rendersi antipatici noiosiodiosi insopportabili a tutti quelli che non vogliono aprire gli occhi sullaluce».
Le alte cariche dello Stato, i politici, i conduttori televisivi, glieditorialisti di "Repubblica" e del "Corriere" citoglieranno l'amicizia su facebook: pazienza. Quando ti hanno rubato ilpresente, e col presente anche il futuro, con l'amicizia degli ipocriti ti cipuoi pulire il culo.

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